Osservare il funzionamento dell’Eurozona è come osservare un pallone che scivola su una strada in discesa che culmina in un baratro. Anziché lavorare per risolvere gli squilibri commerciali, questi continuano ad aumentare (si veda la crescita del surplus tedesco al record dell’8,5% del Pil in aperta violazione delle regole). Anziché lavorare per ossigenare una domanda depressa si continuano a praticare politiche dal lato dell’offerta (con il quantitative easing della Bce aumenta la disponibilità liquida in favore delle banche). Ma per la domanda – il vero bandolo della matassa di questa crisi ormai strutturale – non si sta facendo praticamente nulla. Mentre il pallone continua a scendere, verso il baratro. Il mercato dei mutui in Italia rischia di essere la triste metafora di tutto ciò, lo specchio delle brame di un’Eurozona a cui urge presto un bagno di umilità. E di realismo.
Nel 2015 la domanda di mutui è aumentata del 71%. E’ stato un anno straordinario, di grande ripresa anche delle erogazioni (raddoppiate) rispetto al quadriennio 2011-2014, in cui l’erogato si è dimezzato. Questa recessione è stata causata da una contrazione dell’offerta di mutui da parte delle banche. Nella seconda parte del 2016, invece, potremmo assistere a una nuova recessione. Guidata però non dalla crisi dell’offerta (che c’è, anzi in questo momento le banche vogliono erogare) ma dalla crisi della domanda. La domanda di nuovi mutui in Italia è aumentata del 49% a gennaio. A febbraio però il segno + è calato al 32% e a marzo al 17%. Di questo passo potremmo assistere a un calo della domanda nella seconda parte dell’anno, con il rischio che l’intero anno si chiuda con il segno negativo. In quel caso anche sui mutui ci sarebbe un “double dip”, ovvero una seconda recessione seguita a una mini-ripresa senza slancio.
Quello che sta accadendo ai mutui è il riflesso di quello che sta accadendo in Europa. La domanda (il potere d’acquisto e reddituale delle famiglie) continua a perdere peso. Del resto, anche la deflazione (o bassa inflazione) riflette la stessa dinamica. L’inflazione la crea il ceto medio-basso della popolazione attraverso i consumi. Ed è lo stesso ceto che fa muovere il mercato dei mutui. Quindi non c’è da stupirsi che la ripartenza della domanda dei mutui – dopo una scossa nel 2015 – possa trovare un nuovo freno.
E’ il freno naturale che deriva dal doppio meccanismo in atto:
a) deflazione salariale nei Paesi del Sud Europa (unica arma a disposizione di questi Paesi per recuperare competitività all’interno dell’area euro);
b) deflazione da “globalizzazione” (questo è un fenomeno che riguarda nel complesso le economie più sviluppate quando si mettono in competizione, come accade ormai da diversi anni, con economie che – avendo meno vincoli sociali e ambientali – possono praticare prezzi molto più bassi)
Cosa sta facendo politicamente l’area euro per risollevare la domanda? E’ una bella “domanda”, che, ahinoi, non ha una risposta.