Il saldo primario è dato dalla differenza tra le entrate e le spese della pubblica amministrazione. Se al saldo primario si sottraggono gli interessi sul debito pubblico si ottiene surplus o avanzo pubblico (se positivo) oppure deficit o disavanzo pubblico (se negativo). Bene, un paio di definizioni per arrivare al punto, quello che la Grecia nel 2013 ha raggiunto un avanzo pubblico dello 0,8%, mettendosi così alle spalle la crisi. Un successo per le le politiche di austerità. Questa è la versione ufficiale. Se andiamo però più in profondità, la realtà sembra diversa.
Osservando questa tabella qualche dubbio sovviene
Questa tabella ci fa capire che in Grecia, in base al programma di aggiustamento dei conti stipulato con la Troika (Ue-Fmi-Bce), il calcolo del surplus o deficit di bilancio segue logiche un po’ diverse da quelle standard. Ci sono voci del deficit, nel 2013 pari al 9,5% del Pil, che non vengono incluse nel conteggio. Tra queste quella che spicca è quella relativa alle “operazioni a supporto del sistema bancario”, pari al 10,8% del Pil. Solo omettendo queste voci si riesce ad ottenere un saldo attivo. Altrimenti ci sarebbe un disavanzo pubblico dell’8,7% o in deficit/Pil del 12,7% (calcolando sommando anche le spese per gli interessi che hanno inciso per il 4% del Pil nel 2013).
Si tratta di bilanci e come tutti i bilanci dipende dalle voci che si inseriscono. Vale la stessa regola per altre metodologie di calcolo come il debito/Pil che ipende da quello che gli Stati considerano come debito pubblico. Su questo fronte ci sono molte polemiche: ad esempio in Germania il debito della rispettiva Cassa depositi e prestiti risulta come debito privato e non gonfia il debito/Pil. Alcuni indicano anche che sarebbe più giusto considerare il debito implicito, ovvero un’estensione del debito pubblico alle spese messe già a budget per sanità e pensioni. In questo caso il tanto tartassato debito pubblico italiano risulterebbe messo molto meglio di quello tedesco e di tanti altri Paesi dell’Eurozona.
Così la matematica diventa un’opinione.