A dicembre l'indice dei prezzi al consumo in Grecia è sceso dell'1,7% su base annua e del 2,9% sul mese di novembre. Si chiama deflazione e non è una bella cosa per l'economia. Non è una novità, ma ormai è il decimo mese consecutivo per Atene.
Qualcuno dice che è più brutta persino di un'elevata inflazione perché quando c'è deflazione i cittadini (la domanda interna) si trovano in questa duplice condizione:
– meno soldi da spendere a causa della svalutazione dei salari
– meno incentivi a spendere subito (perché comprare oggi qualcosa? Meglio aspettare domani visto che costerà meno!)
In pratica, quando c'è deflazione il danno più grande lo subisce la domanda interna di un Paese, i cittadini elettori, risparmiatori, investitori e consumatori.
In questo momento, considerando gli altri 17 Paesi dell'area euro notiamo che la maggior parte è in disinflazione (ovvero sta registrando tassi di inflazione via via calanti, come l'Italia che è passata dal 2,6% del 2011 allo 0,8% del 2013). Ciò non significa che alcuni settori economici non sia già in deflazione. L'indice dei prezzi è un dato medio che pesca da un paniere variegato, pertanto se l'inflazione è allo 0,8% è molto probabile che alcuni settori (si vedano i prezzi delle case) siano in deflazione.
Mentre, oltre alla Grecia, c'è un altro Paese, il Portogallo che è già sprofondato con il dato medio in deflazione (-0,2%), da due mesi.
Nell'ultima riunione il consigio della Bce e Mario Draghi hanno ribadito che l'inflazione è tenuta sotto controllo. L'obiettivo primario della Bce è il controllo della stabilità dei prezzi, ovvero quando questi sono inferiori ma non distanti dalla soglia del 2%. Giacché in media l'inflazione dell'area è scivolata a dicembre sotto l'1% (0,8%) ma non si può parlare ancora di deflazione, la Bce per ora non si è mossa (ovvero non ha annunciato ulteriori politiche monetarie espansive). Anche perché le prospettive – quelle che contano ancor di più per la Bce – vedono l'inflazione in timido rialzo nei prossimi due anni (anche se ancora lontano dall'area 2%).
Bene, si dà il caso che la Bce è anche la Banca centrale di Grecia e Portogallo, Paesi che da mesi ormai convivono in questa situazione. Perché affidare quindi una politica monetaria su un dato che fa la media di Paesi differenti e non poter intervenire in modo mirato sui singoli Paesi?
In questo modo l'unica cosa che Paesi in deflazione come Grecia e Portogallo debbano aspettarsi per poter essere supportati dalla Banca centrale è che anche altri Paesi dell'area euro li seguano a ruota in modo tale da portare anche il DATO MEDIO in deflazione e spronare così la Bce ad agire. Un paradosso.