Il "decreto del fare" sconfessa una buona parte delle misure adottate da Monti, questo nonostante Letta e Monti abbiano un curriculum molto simile. Ma non è questo il punto. Il punto sta nel fatto che i vari governi che si sono susseguiti negli ultimi anni non hanno dimostrato di avere una visione di lungo corso per ricollocare il Paese nel binario della crescita, accompagnata al benessere sociale. La sensazione è che tra misure col bastone (Monti) e altre che sanno un po' più di carota (Letta) si navighi comunque a vista. Con l'incapacità di far prevalere gli interessi nazionali al tema del "vincolo esterno".
Ho chiesto ai discenti di un master in economia e diritto della regolamentazione di elaborare qualche proposta per aiutare il Paese a ripensarsi e a provare a uscire da questa crisi, ormai profondamente strutturale. Ecco la sintesi di alcune proposte, che vanno da politiche di bilancio e manovre di riforma dei mercati finanziari:
1) classi politiche oneste che puntino al miglioramento del benessere individuo/collettivà senza l'obbligo di abbinare la logica del profitto suggerita dagli stakeholder;
2) introduzione dell'obbligo di utilizzare moneta elettronica anche per pagamenti di importo esiguo (anche meno di 50 euro):
3) valorizzazione del patrimonio pubblico mediante dismissioni mobiliari e immobiliari;
4) facilitare l'accesso al credito per cittadini e imprese intervenendo sulla regolamentazione delle banche, per dare una spinta alla crescita economica, introducendo un sistema di controllo e sanzioni per istituti che ostacolano l'accesso al credito;
5) ridurre il costo del lavoro, intervenendo sulle imposte che le imprese sono costrette a sostenere per favorire l'occupazione, soprattutto giovanile, riducendo gli adempimenti nei confronti della p.a. Rivedere la normativa su esodati che sono disincentivati a creare occupazione;
6) prevedere la possibilità di dedurre dal proprio reddito tutte le spese sostenute, senza distinzioni di sorta consentendo da un lato sgravi fiscali, dall'altro l'eliminazione del lavoro in nero
7) seria lotta all'evasione fiscale, incrociando le varie banche dati, prevedendo un sistema fiscale più equo e lavorando sul cambiamento culturale di cittadini e imprese
8) favorire processi di liberalizzazioni in settori dominati da lobbies e corporazioni per favorire la concorrenza;
9) regolamentare la parte variabile dei salari dei manager
10) aggiornare e riscrivere i trattati europei
11) creare debito unico europeo
12) tornare alle idee e lasciare da parte le ideologie
13) introdurre reddito minimo di disoccupazione
14) accesso al credito con regole eque (vedere esempio di micro-credito in India per le donne)
15) a livello comunitario ogni stato membro dovrebbe rinunciare a qualche privilegio o beneficio di cui gode in virtù dell'esistenza stessa dell'Unione europea a favore degli Stati membri maggiormente in difficoltà, all'insegna dello spirito comunitario di solidarietà e di diffusione delle sviluppo economico che sono alla base della costitutuzione della stessa unione europea
16) adeguare il testo unico dei trattati europei alle nuove esigenze che le sfide globali pongono di fronte all'Unione europea, senza tuttavia compromettere il percorso attuato sinora verso la creazione di una moneta unica;
17) combattere evasione fiscale, corruzione nonché scarsa etica morale del mondo politico attuale, pervaso come sempre da ideologie;
18) è necessaria, soprattutto a livello mondiale, una inversione di tendenza nei comportamenti da adottare nei confronti di settori come quello della finanza, in modo da segnare il passaggio da una filosofia neoliberista (che professa il perfetto funzionamento dei mercati, anche di quello finanziario che invece è per sua naturale irrazionale e caratterizzato da asimmetrie informative) caratterizzata da forte deregolamentazione, a una regolamentazione più ferrea
19) abolizione dell'obbligatorietà del pareggio di bilancio, con riforma dell'articolo 81 della Costituzione che lo prevede. Contemporaneamente introdurre l'obbligatorietà di utilizzo maggiore della spesa per infrastrutture e non per debiti "correnti".
20) riduzione dell'imposizione fiscale sia per le persone fisiche (con riduzione delle aliquote massime) che per le società. Per queste ultime prevedere sgravi anche contributivi volti all'assunzione di nuovi lavoratori (giovani) che di persone uscite dal mercato in seguito alla crisi
21) destinare alla cultura, intesa come sistema di istruzione della scuola e dell'Università, una quota crescente di risorse al fine di ri-creare un clima incentivante per le nuove generazioni, ed effettuare studi e ricerche in ambito italiano
22) valorizzazione del patrimonio artistico e naturale
23) condono fiscale e rientro dei capitali dall'estero
24) svalutazione dell'euro
25) emissione di Eurobond
26) Bce come vera banca capace di emettere moneta con funzione di prestatore di ultima istanza