Il Financial Times, nelle parole di uno dei suoi più prestigiosi commentatori (il presidente di eurointelligence.com Wolfgang Mumchau) va giù duro contro Mario Monti con un titolo secco: "Why Monti is not the right man to lead Italy" (Perché Monti non è l'uomo giusto per guidare l'Italia).
Scrive Munchau: "Come primo ministro, il signor Monti ha promesso riforme e ha finito per aumentare le tasse. Il suo governo ha cercato di introdurre modeste riforme strutturali ma sono state annacquate fino alla «irrilevanza macroeconomica». Dopo aver iniziato come leader di un governo tecnico, emergendo come un duro, è passato alla politica. Il suo racconto è stato che ha salvato l'Italia dal baratro, o piuttosto da Silvio Berlusconi, il suo predecessore. Ma la maggior parte degli italiani sa che il calo dei rendimenti obbligazionari è dovuto a un altro Mario – Draghi, presidente della Banca centrale europea (che a luglio ha varato lo scudo anti-spread, ndr)".
Secondo Munchau l'Italia, al pari degli altri Paesi del Sud Europa, può scegliere tre opzioni: 1) restare nell'euro e caricarsi da sola il peso degli aggiustamenti; 2) rimanere nella zona euro, subordinando la permanenza ad aggiustamenti condivisi e simmetrici tra creditori e debitori; 3) lasciare l'euro. Finora i governi italiani hanno però provato una quarta opzione: restare nell'euro, concentrandosi a breve sui conti pubblici e rimanere in attesa.
L'opzione preferita dall'editorialista del Financial Times è la seconda (regolazione simmetrica) ma "Mario Monti non è riuscito a prevalere alla Merkel".
Munchau si augura che la «storia gli accordi un ruolo simile a quello giocato da Henrich Bruning, il cancelliere tedesco tra il 1930-1932. Anche lui è stato parte di un consenso prevalente sul fatto che non ci fosse alternativa all'austerity». Peccato che dopo Bruning arrivò Hitler.