Il governatore della Bce Mario Draghi ha ieri abbassato il tasso di riferimento allo 0,75% (che pagano le banche alla Bce per ottenere soldi in prestito) ma ha anche azzerato il tasso sui depositi (che la Bce paga alle banche che parcheggiano la liquidità a Francoforte). Ne consegue che dai prossimi giorni le banche europee saranno meno incentivate a depositare soldi presso la Bce. Un'abitudine in crescita che nelle ultime settimane viaggiava al ritmo recorda da 800 miliardi di euro al giorno.
Dopo questa mossa, dove andrà questa liquidità? Le banche decideranno di re-immetterla nell'economia reale oppure preferiranno il tasso zero piuttosto che rischiare di pescare asset allocation rischiose? Oppure si rifugeranno nel Bund compromettendo l'andamento degli spread tra il rendimento dei titoli tedeschi e i titoli periferici (spread che aumentano sia quando ci sono vendite di titoli periferici ma anche acquisti di Bund)?
Se le banche non re-immetteranno i soldi nell'economia reale – cosa che ahinoi sembra poco probabile a detta delle opinioni degli analisti – c'è il rischio che l'Europa cada in una sorta di trappola della liquidità. Sulla falsariga dello stagno in cui annaspa da anni il Giappone. Perché in questo momento ci troviamo in una fase in cui la banca centrale immette liquidità per provare a tenere a bada i mercati ma le banche che ricevono questa liquidità a tassi agevolati (come nelle due ultime operazioni Ltro) non sono in grado di innervarle a imprese e famiglie (economie reale) perché le condizioni patrimoniali per far girare i soldi sul mercato interbancario (checché indichi un Euribor ci si augura non artatamente abbassato) non lo consentono.
Approfondimento trappola liquidità sul Sole 24 Ore