Addio al supereuro. Nel secondo semestre dell’anno – secondo gli esperti – la valuta continentale potrebbe perdere ancora terreno e sprofondare verso la parità nei confronti del dollaro. Il motivo? L’effetto combinato del ritorno in auge del dollaro e la crisi dei Paesi dell’Est Europa. È quest’ultima ragione, nel dettaglio, che ha trascinato l’euro questa mattina verso un nuovo ribasso: vale 1,2594 dollari (contro 1,2644 di venerdì) e 122,87 yen (contro i precedenti 123,23). Così, il passivo archiviato negli ultimi 12 mesi con le altre grandi valute internazionali si fa ancora più pesante: – 16% sul dollaro (-21% dal massimo storico a 1,599 dollari dello scorso luglio) -23% sullo yen. Insomma, non è esattamente il modo migliore per festeggiare il 10° compleanno (l’euro è nato il 1° gennaio 1999).
Lo scenario. Secondo i gestori interpellati dalla società di analisi dei fondi di investimento Morningstar, il biglietto verde è sostenuto in questo momento dalle aspettative che gli Stati Uniti saranno il primo Paese a uscire dalla recessione. «Nel breve periodo l’euro è sotto pressione a causa della crisi che giunge dall’Est Europa – spiega Nicolò Nunziata, strategist di J&c Associati -. Inoltre, negli ultimi mesi si è creata una correlazione direttamente proporzionale tra euro e Borse. Per cui l’euro rimbalza sul dollaro solo quando i mercati azionari risalgono -. Gli investitori preferiscono spostarsi sul dollaro perché gli Usa sembrano in questo momento meglio posizionati dell’Europa, vincolata dal patto di stabilità, per uscire dalla crisi».
Guardando avanti – aggiunge l’esperto- «se il piano americano di stimoli avrà effetti positivi si aprirà una forbice tra Usa ed Europa: a quel punto ci sarebbe un rafforzamento del dollaro che potrebbe portare, nella seconda metà dell’anno, l’euro sotto quota 1,10 dollari».