La crisi del ’29
La crisi del ’29 fu prima industriale e solo dopo finanziaria. Il capitalismo piombò nella spirale della sovrapproduzione (l’offerta divenne molto più ampia della domanda). A ruota, i profitti crollarono, molte aziende fallirono e il crollo in Borsa della azioni non fu che una conseguenza di questo crac industriale.
La crisi subprime 2007-….
La crisi attuale, scoppiata nell’agosto del 2007 e tutt’ora in corso, segue un percorso opposto. E’ andata in crac prima la finanza (è crollato il castello di prodotti derivati agganciati ai mutui subprime statunitensi). E ciò sta impattando ora nell’economia reale, nell’industria. Tanto che l’Ue stima che nel 2009 in Europa ci saranno otto paesi in stagnazione (Italia, Germania, Francia, Svezia e Lituania, Belgio, Portogallo e Danimarca ) e ben cinque in recessione – Irlanda (-0,9%) Spagna (-0,2%), Estonia (-1,2%), Lettonia (-2,7%), Regno Unito (-1%) -.
La differente natura delle due crisi lascia ipotizzare che quella attuale possa avere tempi di rientro più rapidi rispetto a quella del ’29 che si protrasse fino a oltre la seconda metà degli anni ’30. Proprio perché la crisi attuale (prevalentemente finanziaria quindi) poggia su un quadro industriale sano nei fondamentali. Secondo il Fondo monetario internazionale, infatti, nel 2007 il Pil mondiale è cresciuto del 4,9% mentre nel 2008 dovrebbe aumentare di circa il 4 per cento. Numeri che danno la dimensione di un mondo sano, che l’infezione subprime certo indebolirà, ma non ne dovrebbe causare il collasso (come nel ’29).
In sostanza, ciò che sta accadendo al mondo in questi mesi è simile a ciò che è successo alla Parmalat a fine 2003. Un’azienda sana è stata infettata da operazioni finanziarie speculative. Ma così come oggi l’industria Parmalat è ripartita a pieni giri, ci si augura che anche l’industria globale faccia lo stesso a breve.