Resta difficile ipotizzare i tempi di un’eventuale ripartenza: il mercato lo scorso giugno ha sfondato la soglia psicologica dei 3mila punti senza trovare la forza per rimbalzare. Tanto è che ha perso in tre mesi un ulteriore 30 per cento. E non ha beneficiato – a differenza delle piazze europee – neppure della correzione estiva dei prezzi delle materie prime. Secondo gli operatori, il ribasso si spiega con il fisiologico ridimensionamento delle quotazioni, che hanno registrato crescite a tre cifre nel periodo 2005-2007. Inoltre, le graduali dismissioni delle partecipazioni statali hanno creato un eccesso di offerta che assottiglia il valore dei titoli. «Va aggiunta – spiega Rossana Brambilla, portfolio manager azioni Asia Pacifico di Sella gestioni – la delusione degli investitori che aspettavano a luglio un intervento del Governo a sostegno dei mercati finanziari».
Il fattore Hong Kong. Quanto ai risparmiatori italiani, la Borsa da tenere d’occhio è Hong Kong: è in questo mercato, infatti, che operano prevalentemente i fondi azionari distribuiti in Italia che puntano sulla Cina. Si tratta di un listino meno speculativo rispetto a quelli di Shanghai e Shenzhen. Lo dimostra il fatto che le aziende cinesi quotate a Hong Kong sono valutate a prezzi più bassi rispetto a quelli attribuiti alle stesse società sui mercati domestici. Anche per questo motivo il rosso di Hong Kong da inizio anno (-26%) è decisamente inferiore al -54% di Shanghai. Quale consiglio per gli investitori? «I titoli quotati ad Hong Kong sono valutati 11 volte gli utili, un multiplo inferiore a quello delle azioni Usa – spiega Brambilla -. Pur ipotizzando una crescita dell’economia nell’ordine dell’8-9%, queste valutazioni sono attraenti, anche in un’ottica di breve periodo».