Del resto, lo scivolone del dollaro, sia per il rialzo del prezzo del petrolio (balzato del 79% in 12 mesi) sia per il taglio dei tassi di interesse negli Usa (ridotti dal 5,25% dello scorso settembre all’attuale 2%) ha assunto proporzioni non trascurabili: -19% in un anno e -50% dal 2003. Di fronte a questo scenario, c’è da chiedersi se è arrivato il momento di un’inversione di tendenza. Un’ipotesi, quest’ultima, caldeggiata dagli esperti. "L’economia europea sta rallentando. Se a questo aggiungiamo che la Fed è decisamente più proattiva si crea un mix di fattori che potrebbe creare le premesse per un recupero del dollaro – spiega Fabrizio Pasta, direttore generale Ubs Italia sim -. Questi gli obiettivi del biglietto verde: 1,47 a 3 mesi; 1,40 a 12; 1,30 a 24 mesi".
Perchè è sceso/1
Il fattore petrolio. Una delle cause principali che ha spinto al ribasso le quotazioni del dollaro è stata la contestuale accelerazione del prezzo del petrolio (cresciuto del 79% nell’ultimo anno, oggi è scambiato a 127,3 dollari al barile). Come mai? Il petrolio è scambiato in dollari. Se il prezzo di un barile cresce ci vogliono più dollari per comprarlo e, di conseguenza, il biglietto verde si svaluta.