La nuova rinegoziazione. L’accordo prevede che le banche aderenti propongano ai clienti con un mutuo a tasso variabile di ristrutturarlo in modo tale da ridurre l’importo della rata. Il mutuo, in sostanza, si trasforma in un variabile a rata costante. Vale a dire che il soggetto pagherà per tutta la durata residua sempre la stessa rata. L’eventuale differenza tra l’importo delle nuove rate e quello che il mutuatario avrebbe dovuto pagare viene accantonata in un conto accessorio su cui maturano interessi passivi (calcolati sulla base del tasso Irs a 10 anni maggiorato dello 0,50%). La somma di tali interessi verrà rimborsata con rate aggiuntive (aumenta quindi la durata pattuita). Non comportando un risparmio effettivo ma traducendosi in una dilazione di pagamento «tale soluzione – secondo MutuiOnline.it – appare idonea principalmente per i consumatori in difficoltà con il rimborso del mutuo e con limitato accesso, anche per eventuali problemi di credito, alle offerte di altre banche».
Surroga. In teoria può risultare più conveniente provare a rinegoziare il contratto con la stessa banca a condizioni migliori o spostare il mutuo presso una banca che applica un tasso più basso (attraverso la surroga). Ad esempio, chi oggi paga uno spread dell’1,5%, trasferendo il mutuo in un istituto di credito che calcola un ricarico dello 0,90%, pagherebbe, ai tassi attuali (Euribor 1 mese al 4,37%) su un mutuo ventennale di 100mila euro, 64.200 euro di interessi anziché i 72.500 previsti dal contratto originario, e ridurrebbe la rata da 719 a 684 euro. Se optasse, invece, per la rinegoziazione risultante dall’accordo Abi-Governo pagherebbe sì una rata inferiore (620 euro) a fronte, però, di una quota interessi di 93.400 euro conseguente all’allungamento di sei anni del piano di rimborso iniziale.