Per capirlo è opportuno, però, prima indagare sulle cause che hanno scatenato la recente e violenta ondata ribassista dei listini cinesi che fino allo scorso anno sembravano il nuovo Eldorado per grandi e piccoli risparmiatori. «A motivare la discesa è in particolare il crescente fenomeno delle privatizzazioni di partecipazioni statali – spiega Rossana Brambilla di Sella gestioni -. Questo significa che si sta ampliando l’offerta di titoli e capitali sul mercato. Di conseguenza, la domanda si sta riequilibrando e le quotazioni che in precedenza quotavano a premio si stanno livellando».
Fattore Hong Kong. A questo fattore va aggiunto, inoltre, che è in atto una riduzione dello scostamento tra le valutazioni delle società che sono quotate sia a Shanghai che ad Hong Kong. «Il mercato di Shanghai valuta di più le stesse società rispetto a quello di Hong Kong – prosegue Brambilla -. Un fattore destinato a rientare con la progressiva apertura del mercato cinese agli investitori istituzionali». La valutazione differente attribuita alle aziende quotate nei due listini spiega perché la Borsa di Hong Kong ha, sinora, retto l’onda d’urto del ribasso cinese accusando una flessione da inizio anno decisamente inferiore, pari al 9 per cento.
Investitori italiani. Questo ha permesso ai risparmiatori italiani che hanno acquistato fondi azionari pesati in titoli cinesi di ridurre le perdite, dato che questi panieri investono prevalentemente nella piazza di Hong Kong, in virtù delle forti restrizioni previste per l’accesso alla piazza finanziaria di Shanghai.
Scenario. «Ritengo che la Borsa di Hong Kong in questa fase sia interessante – conclude Brambilla -. Salvo che non ci siano evoluzioni particolarmente negative nell’economia internazionale. Le valutazioni raggiunte dai titoli e le prospettive sono più incoraggianti rispetto alle occasioni offerte dal listino di Shanghai».
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