Dal punto di vista macroeconomico la strategia adottata dall’istituto statunitense rischia di creare effetti a cascata in Europa e di influenzare le scelte future della Bce. Proviamo a riassumeri i punti principali.
1) Il differenziale dei tassi Usa-Europa potrebbe spingere l’euro verso un ulteriore apprezzamento sul dollaro.
2) E’ stimato, in generale, che un guadagno di circa il 5% dell’euro sulle altre valute (e quindi anche sul dollaro) è equiparabile a un rialzo dei tassi di poco inferiore ai 50 punti base. Il che, in sostanza, porta a ipotizzare che il taglio della Fed potrebbe tradursi, in termini effettivi, in un mini rialzo della Bce. Motivo per cui l’istituto di Francoforte potrebbe essere spinto, inflazione rampante a parte (+3,2% a gennaio 2008 su base annua), verso una prossima riduzione del costo del denaro.
3) Va peraltro aggiunto che l’indebolimento del dollaro spinge all’insù il prezzo del petrolio (che è trattato in dollari). E questo crea ulteriore inflazione, il cui contenimento resta il principale obiettivo della Banca centrale europea. Motivo per cui la Banca centrale potrebbe essere indotta verso un rialzo del costo del denaro che, come visto, potrebbe essere compensato dal supereuro.
4) Un supereuro per prolungati periodi, però, rallenta l’export e la crescita economica. Motivo per cui la Bce dovrebbe essere indotta a un taglio dei tassi.
Cosa farà quindi la Bce nei prossimi mesi?
Radiocor-24 minuti