Un dato, tuttavia, inferiore all’aumento registrato nello stesso periodo dal costo del denaro (lo 0,90% prendendo come riferimento il valore dell’Euribor a 1 mese, il costo dei finanziamenti interbancari, fissato venerdì 21 dicembre al 4,523% contro il 3,62% di inizio gennaio).
Numeri da cui si evince, quindi, che il credito al consumo, a differenza del mondo dei mutui, non è stato colpito, o lo è stato solo in parte, dall’effetto subprime, ovvero dalla contrazione del credito a livello internazionale innescata dal fallimento dei prodotti derivati agganciati ai mutui Usa ad alto rischio.
«Se i prezzi (i tassi di interesse, ndr) aumentano meno del costo di produzione (costo del denaro, ndr) significa che sta crescendo la concorrenza nel settore», spiega Umberto Filotto, segretario genarale di Assofin, l’associazione di finanziarie che rappresentano l’85% del mercato del credito al consumo. Un altro dato che allontana l’ipotesi subprime dal credito al consumo in Italia è quello relativo alle insolvenze (almeno sei rate scadute e non pagate) che secondo il sistema di informazioni creditizie Crif, si attestavano a giugno 2007 al 3,2% del totale del monte prestiti, il minimo negli ultimi sette anni. Anche se per una stima più efficace bisognerà attendere i dati di fine anno.
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