Da gennaio 2005 al novembre 2007 la variazione media mensile dell’indice a 1 mese è stata pari a 0,08%. Un dato tutto sommato molto contenuto se rapportato allo scatto di ieri. Se però confrontiamo le variazioni mese su mese scopriamo che proprio a novembre, anche nei due anni precedenti, sono avvenute le variazioni più consistenti, dell0 0,21% nel 2005 e dello 0,23% nel 2006.
Variazione Euribor dal 31 ottobre al 30 novembre |
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Anno | Euribor 1 mese |
2005 | 0,21 |
2006 | 0,23 |
2007 | 0,556 |
Il dato conferma quindi negli ultimi anni (caratterizzati da un trend restrittivo della Banca centrale europea come quello attuale, quando cioè si prevedono rialzi dei tassi di interesse) l’Euribor a 1 mese si è mosso a novembre più che negli altri mesi dell’anno . Un fenomeno che può far riflettere perché nella maggior parte dei mutui a tasso variabile le rate sono calcolate aggiungendo lo spread applicato dalla banca all’Euribor di inizio o fine mese.
Ma perché? Gli operatori sostengono che gli scatti dell’Euribor sono dovuti al fatto che a novembre le banche hanno bisogno di più liquidità per rimettere a posto i conti di fine anno e chiudere in anticipo delle operazioni, evitando di rinviarle a gennaio. In pratica, essendoci più bisogno di soldi, chi li presta chiede una remunerazione maggiore per concederli. Essendo l’Euribor, appunto, il tasso interbancario che esprime il costo del credito fra gli istituti europei, è una normale conseguenza che questo salga.
In questo 2007, a differenza dei due anni precedenti, c’è da aggiungere che il settore creditizio sta affrontando una fase difficile di crisi di liquidità (motivo per il quale l’Euribor si è già mosso in modo anomalo lo scorso agosto con uno scatto poderoso dello 0,3% in tre settimane) dovuta alla bolla dei derivati subprime statunitensi.
La sostanza non cambia: se le banche chiedono interessi più alti per prestare i soldi alle altre banche, gli ultimi a pagare questa politica sono coloro che hanno sottoscritto un mutuo a tasso variabile. Questa categoria, nell’ipotesi di un finanziamento ventennale di 100mila euro, paga in più, per ogni scatto dello 0,25% un importo mensile compreso fra i 18 e i 25 euro. Quindi, considerato che negli ultimi tre anni gli scatti dell’Euribor di novembre hanno generato un aumento dell’indice di circa l’1% (vedi tabella in alto) i conti sono facili da fare.
La domanda è questa: è accettabile che per esigenze tecniche di liquidità dovute alla chiusura di alcune posizioni in bilancio degli istituti, i soggetti che hanno sottoscritto un mutuo debbano pagare dai 400 euro all’anno in su di rate? C’è una qualche possibilità di correggere questo meccanismo? (Il Sole 24 Ore-Radiocor-24minuti)