Compresi che Venezia era l’antitesi della distruzione creativa (teoria dell’economista Joseph Schumpeter in base alla quale il capitalismo si basa sull’impulso fondamentale della ricerca dell’innovazione che finisce per distruggere incessantemente la struttura economica del passato creandone incessantemente una nuova, ndr). La città esiste per conservare e apprezzare un passato, non per creare un futuro, ma è proprio quello il punto: Venezia soddisfa il profondo bisogno dell’essere umano di stabilità e permanenza, oltre che di bellezza e poesia. La sua popolarità rappresenta un aspetto del conflitto interiore della natura umana: la lotta fra il desiderio di accrescere il benessere materiale e quello di evitare il cambiamento e lo stress che ne consegue.
Lo standard di vita degli americani continua a innalzarsi, ma il dinamismo dell’economia che lo produce fa perdere il lavoro a centinaia di migliaia di persone la settimana. Non c’è da sorprendersi che si chiedano sempre più tutele contro le forze della libera concorrenza e che ci sia nostalgia per tempi più lenti e semplici. Niente è più logorante dell’incessante vento della distruzione creativa. Senza dubbio, la Silicon Valley è un luogo eccitante in cui lavorare, ma il suo fascino come destinazione per una luna di miele finora non è stato riconosciuto.