Quello dei mutui subprime è un problema non solo statunitense. Anche banche europee e asiatiche e fondi di investimento sono esposti nelle società americane specializzate nei prestiti ipotecari "ad alta tensione".
Bisogna cercare di capire fino a che punto. Perché se la scorsa settimana i mercati hanno bruciato 400 miliardi (le banche mondiali hanno risposto iniettando 300 miliardi dal 9 agosto) è anche causa dell’incertezza legata a quanto e a chi è direttamente coinvolto nella crisi dei mutui subprime negli Usa.
In base alle notizie sinora pervenute, nel week end la banca tedesca WestLb ha ammesso di avere in portafoglio crediti a rischio per 1,25 miliardi eu legati al settore dei mutui subprime. Nel mirino anche Postbank che oggi perde il 4,2% dopo che ha annunciato di essere esposta per 600 milioni di euro in due veicoli di investimento gestiti dalla tedesca IKB, anch’essa travolta dai suprime. Tra gli altri istituti maggiormente esposti ci sarebbe anche la francese Bnp Paribas (anche se non si conosce con esattezza la quantità di capitale a rischio).
Nei prossimi giorni se ne saprà certamente di più. Anche in Italia dove, alla luce della crisi, Consob, Banca d’Italia e Isvap stanno chiedendo a banche, società di gestione e assicurazioni di specificare l’esposizione ai titoli derivanti dalle cartolarizzazioni di mutui subprime.
Per molti operatori l’esposizione italiana è modesta. Ma i mercati (e i risparmiatori) attendono ora i numeri esatti.